INTERAZIONI
I
Sistemi e non i Componenti
L'argomento
non è nuovo, ne ho già parlato altre volte, e ne
hanno
parlato anche altri; stavolta intendo tornarci su con l'ausilio di
alcune semplicissime misure, che presentano cose note e stranote da una
prospettiva credo un po' diversa.
Intendiamoci, non ho scoperto nulla di nuovo, sicuramente non la
“Teoria del Tutto” o la nuova versione delle
Superstringhe
applicate all'elettrodinamica, tutto quanto dico è
reperibile su
testi o in rete, ma raramente mirando ad una sintesi fra argomenti
apparentemente diversi e che invece sono strettamente correlati.
Torno su una mia vecchia fisima: chi progetta amplificatori fa calcoli
e simulazioni con un carico che è una resistenza, e quindi
perfeziona il progetto con un carico reattivo, cioè una rete
composta da resistenze e condensatori, in qualche caso induttanze, per
assicurare la stabilità.
Chi progetta diffusori prevede che l'amplificatore sia un generatore
quasi perfetto, in altre parole che abbia una impedenza di uscita
dell'ordine del centesimo di ohm, un fattore di smorzamento
stratosferico è considerato un grosso pregio,
tant'è vero
che nelle brochure commerciali è posto ben in evidenza.
Sto ovviamente
generalizzando, non tutti sono così.
É anche ovvio che quando si progetta un dispositivo
qualsiasi,
amplificatore o diffusore, si deve procedere per passi, e che i modelli
debbono essere semplificati per riuscire a gestire la
complessità: è abbastanza probabile che un
amplificatore
che funziona male su una resistenza pura funzioni peggio su un carico
reale.
Quindi si parte dal progetto semplice, progettando l'amplificatore per
un carico resistivo, ci si assicura che funzioni correttamente e
quindi procedendo per gradi si verifica il funzionamento su
carichi complessi..
Alla fine si deve però fare una sintesi, in quanto il
Sistema
è sempre diverso dalla semplice somma dei componenti.
Un
altoparlante reale
Diversamente da una resistenza pura e da una rete RLC, un altoparlante
reale ha una massa e componenti elastiche, per cui è un sistema
risonante che immagazzina energia meccanica, ed ha una bobina che si
muove in
un campo magnetico: un altoparlante è a sua volta un
generatore,
cosa che nessuna rete RLC è, per quanto complessa sia.
Che l'altoparlante sia un generatore è cosa nota, si sono
visti
un sacco di esempi di altoparlanti usati anche come microfono.
Ciò che deve essere chiaro è che l'altoparlante
si
comporta come un generatore anche quando sta funzionando da
altoparlante.
Le leggi della elettrodinamica dicono che ai capi di un avvolgimento
che si muove in un campo magnetico si crea una differenza di
potenziale, se l'avvolgimento è chiuso vi scorre una
corrente, e
non ha nessuna importanza che quell'avvolgimento si muova nel campo
magnetico perché è soggetto ad una sollecitazione
meccanica oppure si muova perché dall'esterno vi si fa
passare
una corrente: la corrente immessa nell'avvolgimento è la
causa
del movimento, che a sua volta causa un'altra corrente
nell'avvolgimento stesso, esattamente come se l'avvolgimento si
muovesse per causa meccanica anziché elettromagnetica.
Questa
corrente che scorre nell'avvolgimento, nel nostro caso la bobina
mobile, è detta Forza
contro-ElettroMotrice,
oppure Back-EMF, in
quanto è una corrente indotta dal movimento ed ha verso
opposto
alla Forza ElettroMotrice che ha causato il movimento stesso.
È la Back-EMF la
responsabile dell'innalzamento di impedenza di un altoparlante alla
frequenza di risonanza.
Quando si alimenta un altoparlante con un segnale di frequenza uguale
alla frequenza di risonanza propria dell'equipaggio mobile (cono +
sospensione + bobina mobile + supporto della bobina mobile), l'ampiezza
delle vibrazioni è maggiore, a parità di segnale,
rispetto alle altre frequenze.
Maggiore è l'ampiezza del movimento, maggiore è
l'ampiezza della Back-EMF, che come abbiamo ricordato è di
verso
opposto alla EFM primaria.
Quindi scorre meno corrente a parità di tensione, e meno
corrente significa resistenza più elevata (alla frequenza di
risonanza lo sfasamento è nullo, quindi si può
parlare di
resistenza senza commettere uno strafalcione).
Le due correnti stanno nello stesso circuito, quindi è
impossibile distinguerle, ma esistono entrambe: per usare una
similitudine elettrotecnica, non c'è alcuna
differenza
concettuale fra un trasformatore ed un autotrasformatore.

Un modello
supersemplificato di che cosa succede.
In Fig. 1a il modello
“normale”, di un amplificatore su carico resistivo.
L'amplificatore si comporta come un
generatore perfetto che produce un
segnale eg ed ha una
impedenza di uscita Rg, che
per
semplicità supponiamo resistiva.
In Fig. 1b cosa succede quando il
carico è un altoparlante
reale, con una resistenza in CC della bobina mobile Re.
Il moto della bobina mobile genera una
Back-EMF f(eg): la
funzione f() è
decisamente molto complessa da esprimere analiticamente
(ammesso che sia possibile con approssimazione accettabile: io
sicuramente non ne sono in grado), in quanto dipende sostanzialmente
dal movimento meccanico dell'equipaggio mobile. Da questo punto di
vista l'altoparlante può essere rappresentato da un Generatore
che emette il segnale f(eg) con in serie Re.
Per semplicità ho omesso dal modello le componenti induttive
dell'altoparlante, in quanto a mio parere poco rilevanti per
comprendere la sostanza del fenomeno.
“Visto” dal “generatore”
dell'altoparlante l'amplificatore dovrebbe apparire come una resistenza
(anche questa è una semplificazione) verso massa.
La Back-EMF è una funzione non semplice della eg perché il nostro
altoparlante
(“nostro” in senso traslato, in tutti gli
altoparlanti ovviamente) esiste una parte meccanica dotata di inerzia,
e questa parte meccanica continua a muoversi anche quando l'eccitazione
finisce, oltre naturalmente a “faticare” a mettersi
in movimento quando l'eccitazione inizia: è una
caratteristica di tutti i sistemi meccanici (quindi dotati di inerzia).
La Back-EMF in
un altoparlante
Come si può analizzare la Back-EMF in un caso reale?
Analizzare significa isolare la Back-EMF dall EMF: con un altoparlante
“normale” è molto difficile, se non
impossibile, con un altoparlante a doppia bobina è semplice.
Si alimenta (significa collegare l'amplificatore) una delle bobine e si
misura cosa succede nell'altra; le due bobine sono sostanzialmente
uguali e si muovono in modo solidale, quindi la EMF che rileviamo ai
capi della bobina “libera” è proprio la
Back-EMF che cerchiamo.
Alimentando una sola bobina mobile il Qtc dell'altoparlante
è circa doppio che alimentando entrambe le bobine, se la
bobina cui si collega lo strumento di misura non è chiusa su
una resistenza molto bassa, ma ciò è un
vantaggio, in quanto in questo “esperimento” non mi
interessa effettuare misure di precisione sull'ampiezza del segnale ma
evidenziare al meglio anche i segnali più deboli.
Il
movimento fisico del cono
A questo punto diviene anche interessante capire come si muove il cono
sotto l'effetto del segnale e che relazione c'è fra il
movimento del cono e la Back-EMF.
La misura dello spostamento del cono, dell'ordine dei millimetri, non
è semplice.
Fortunatamente non mi interessa misurare con una precisione di un
centesimo di millimetro l'ampiezza dell'escursione del cono con un
segnale di 2,83 V RMS, sarebbero necessarie attrezzature sofisticate.
L'attrezzatura di Klippel
è basata sulla triangolazione di un raggio laser riflesso
dalla cupola del cono in movimento, e consente misure con la precisione
necessaria a valutare la variazione dei Parametri dell'altoparlante a
seguito di spostamenti dell'ordine della decina di millimetri o poco
più, ed ha una risoluzione dell'ordine dei decimi mm.
A me interessa una “misura” sostanzialmente
qualitativa (quindi abbastanza approssimativa) dell'ampiezza,
mentre mi interessa soprattutto la fase, e questo non richiede una
precisione elevata
nella misura dell'escursione e può essere quindi ottenuta
con mezzi semplici.
Non dovendo fare una misura di precisione sull'ampiezza ma solo
visualizzare la relazione fra la tensione che causa il movimento ed il
movimento stesso, ciò che è rilevante
è solo che non vi sia alcun ritardo fra lo spostamento del
cono ed il segnale elettrico che rileva lo spostamento.
La soluzione più semplice è illuminare il cono
con una sorgente luminosa e rilevare l'intensità della luce
riflessa mediante un fotodiodo: contando sul fatto che il livello di
luce rilevato sia inversamente proporzionale al quadrato della distanza
dalla sorgente, la luce riflessa dal cono in movimento varia in
intensità in funzione del movimento stesso.
Il tempo di risposta del fotodiodo alle variazioni di luce è
dell'ordine dei microsecondi, quindi irrilevante rispetto ai tempi di
spostamento del cono alle frequenze cui effettuerò le
misure, da 40 a 300 Hz.
Il dispositivo è formato da un Led azzurro, alimentato
tramite uno zener per avere la certezza che l'emissione luminosa
è costante, ed un fotodiodo polarizzato (inversamente)
tramite una resistenza da 1 Mega ohm.
Il tutto è alimentato da un accumulatore da 12V per non
avere problemi di ground loop.

Il segnale è
rilevato ai capi del fotodiodo, collegandolo direttamente all'ingresso
dell'oscilloscopio.
Dato che allo spostamento in avanti (verso il fotodiodo) del cono
corrisponde una
diminuzione della resistenza del fotodiodo (che è colpito da più luce),
il segnale elettrico
è in opposizione di fase al movimento del cono (per
convenzione, i collegamenti elettrici dell'altoparlante sono tali che
al segnale elettrico positivo il cono si sposta in avanti) quindi la
fase
all'ingresso dell'oscilloscopio è invertita.
I due semiconduttori sono posti fisicamente affiancati, in modo che
puntino nella stessa direzione, e collocati all'interno di un tubo in
alluminio, esclusivamente per riuscire a posizionare comodamente il
dispositivo alla distanza giusta dal cono.
La distanza ottimale, trovata dopo alcune prove, è risultata
di circa 2 cm; sul cono è stato posto un ritaglio di
etichetta bianca per aumentare la luce riflessa ed aumentare quindi la
sensibilità del sistema.

Sono state necessarie alcune prove per ottenere un segnale stabile e di
livello misurabile con ragionevole definizione, alla fine il risultato
è soddisfacente, in considerazione della
semplicità del mezzo impiegato.
Il sistema sotto osservazione si vede nell'immagine: l'altoparlante
è un subwoofer Ciare CS160, un pregevole doppia bobina;
è sospeso in aria su una incastellatura, saldamente fissata
alle estremità, in legno (materiale non magnetico) lontano
dalle pareti per ridurre al minimo ogni interferenza acustica (il fondo
bianco è stato posto solo ai fini della fotografia).
Perché
questa misurazione?
Quando si fa una misura
bisogna aver ben chiaro in mente dove si vuole arrivare, quindi si deve
avere una teoria di cui si vuole verificare, o anche falsificare, la
validità.
Senza una teoria, che guidi i
parametri da rilevare (e quali siano i parametri significativi dipende
dal giudizio dello sperimentatore, e quindi sono assolutamente
discutibili) non si saprebbe nemmeno come impostare il sistema di
misura (oggetto da misurare - strumentazione da utilizzare -
approssimazioni da accettare).
Lo scopo della misura
è la rilevazione della Back-EMF e delle relazioni di fase
fra:
1.tensione del segnale che alimenta l'altoparlante
2.Back-EMF
3.spostamento del cono
4.corrente che attraversa l'altoparlante
per
segnali non stazionari.
In realtà quella
che viene misurata al punto 1 non è la tensione ai capi
dell'altoparlante, ma la tensione del segnale di ingresso
all'amplificatore, in quanto questo è il riferimento di
tutte le misure e deve essere per quanto possibile isolato dall'effetto
della Back-EMF (la misura ai capi dell'altoparlante sarebbe affetta
dalla Back-EMF generata dall'altoparlante).
Il segnale che alimenta l'altoparlante non è un segnale
sinusoidale continuo, in quanto una misura del genere avrebbe poco
significato: non sto provando un amplificatore ma intendo vedere il
funzionamento del sistema Amplificatore – Altoparlante con un
segnale realistico.
Nessuno usa un sistema HiFi per godere un generatore di segnali, in
genere lo usa per ascoltare la musica.
Un segnale sinusoidale continuo è un segnale stazionario
(anche un'onda quadra, sul lungo periodo, è un segnale
stazionario), mentre un segnale musicale è tutto tranne che
stazionario.
Se alimento un altoparlante con un segnale sinusoidale stazionario il
moto oscillatorio del cono va a regime in un numero di cicli che
dipende essenzialmente dal fattore di merito dell'altoparlante, se lo
alimento con un segnale musicale non va mai a regime per il semplice
motivo che la musica non è mai simile a se stessa.
D'altra parte effettuare una
misura con un segnale musicale significa rinunciare a priori a capire
cosa si stia misurando, in quanto la sollecitazione è ad
ogni istante diversa e non sarebbe nemmeno possibile visualizzare un
risultato e capire le relazioni causa-effetto.
Il concetto stesso di misura infatti è basato sulla
ripetibilità in condizioni certe e definite, tutto l'opposto
di ciò che accade con un segnale musicale vero.
Il compromesso migliore che io abbia trovato (e che sia facilmente
gestibile con strumenti di uso comune) fra un segnale
continuamente variabile ed un segnale che, pur essendo non stazionario
renda possibile una misura, e che quindi sia in certo qual modo
ripetitivo, è un burst come questo:

Il burst è costituito da 5 cicli di una sinusoide seguito da
10 o 15 cicli di silenzio.
Con 5 cicli non appena il moto oscillatorio del cono va a regime
l'eccitazione cessa, ed i 10 cicli di silenzio sono tali da
permettere di considerare il segnale nel suo complesso come non
stazionario.
Permette anche di visualizzare agevolmente all'oscilloscopio come il
movimento del cono si “riprenda” da una condizione
di moto, dopo la cessazione dell'eccitazione.
Con un segnale veramente non stazionario sarebbe un grosso problema
anche solo riuscire ad agganciare il sincronismo dell'oscilloscopio.
Il segnale è stato
costruito usando la funzione di generazione di Audacity, prima per
generare un segnale ad una frequenza definita per un tempo equivalente
a 5 cicli, accodando poi silenzio per un tempo doppio o triplo.
Il clip risultante è stato quindi replicato n volte fino ad
ottenere una traccia di durata adeguata a compiere la misura,
cioè circa 10 minuti.
Ho generato segnali con frequenze di 40, 62, 100, 200, 300 Hz.
Il segnale nell'immagine è a 100 Hz, il suo spettro
ovviamente contiene molte frequenze in quanto non è un
segnale stazionario, come si vede:

Non disponendo di un oscilloscopio a 4 tracce ho ripetuto per ogni
segnale tre misure, nella traccia superiore (rossa) sempre il segnale
descritto al punto 1 per avere un riferimento stabile, nella traccia
inferiore (gialla) di volta in volta il segnale al punto 2 (Back-EMF,
tensione ai capi della seconda bobina mobile), al punto 3 (spostamento,
rilevato con il sistema ottico), al punto 4 (corrente, rilevata ai capi
di una resistenza da 0,1 ohm in serie all'altoparlante).
Con frequenze superiori a 300
Hz l'escursione è talmente bassa che il segnale rilevato dal
mio rozzo sistema ottico è sovrastato dal rumore; le misure
sono state svolte al buio, con tutte le lampade fluorescenti del
laboratorio spente.
Nelle Figure che seguono sono raggruppate le misure per le frequenze da
40 a 200 Hz.
A
40 Hz
corrente:

Back-EMF:

Spostamento:

A
62 Hz
Back-EMF:

Spostamento:

A
100 Hz
corrente:

Back-EMF:

Spostamento:
A
200 Hz
corrente:

Back-EMF:

Spostamento:

A
300 Hz
Back-EMF:

Spostamento:
Analizziamo in
dettaglio la frequenza di 100 Hz; le stesse considerazioni valgono
anche per le altre.
Una prima
analisi sinottica dei tre oscillogrammi mostra che effettivamente il
movimento del cono impiega circa 2 cicli o poco di più per
andare a regime; e ciò vale sia all'inizio del burst, per
raggiungere uno stato di moto oscillatorio stazionario, sia alla fine
del burst per raggiungere uno stato di quiete stabile.
Qualcuno
dirà: bella scoperta, l'altoparlante è un sistema
meccanico dotato di inerzia, per giunta elastico, con un fattore di
merito, cosa ti aspettavi?
Bene, mi
aspettavo esattamente qualche cosa del genere, però lo
volevo vedere con i miei occhi, come risultato di una misura fatta su
un altoparlante "vero" e non come risultato di una simulazione a
computer della risposta ad un impulso virtuale.
Perché
ciò che accade alle tensioni, alle correnti ed allo
spostamento all'inizio ed alla fine del burst è il fatto interessante.
Iniziamo
dall'analisi meccanica, quindi dall'oscillogramma
dello Spostamento.
Ampiezza,
velocità ed accelerazione
Il cono all'inizio (primo
ciclo) acquista velocità lentamente, più
lentamente di quanto cresca il segnale elettrico, infatti la pendenza
del segnale al primo ciclo (semionda discendente) è minore
della pendenza del segnale elettrico, ed il passaggio dallo stato di
quiete allo stato di movimento non è immediato, come
dimostra il “ginocchio” arrotondato all'inizio
dello spostamento; d'altra parte un sistema dotato di massa non
può acquistare istantaneamente una velocità
significativa.
Nei cicli
successivi la pendenza del segnale al passaggio per lo zero
è invece costante, in quanto il cono arriva al punto di
escursione zero già dotato di velocità, che
proprio da quel punto inizia a diminuire.
Fase
Lo
spostamento è in ritardo rispetto all'eccitazione,
è una conseguenza dell'inerzia del cono.
La
coda
Quando
l'eccitazione termina il cono continua a muoversi: è dotato
di massa, quindi ha una inerzia che gli impedisce di fermarsi
istantaneamente.
A quel punto la
forza elastica e lo smorzamento determinano in quanto tempo il cono
raggiungerà lo stato di quiete.
È il
fenomeno simmetrico a quello dell'avviamento iniziale.
Vediamo ora
l'analisi elettrica, scillogrammi Back-EMF
e Corrente.
Pendenza
ed ampiezza
La
Back-EMF all'inizio non raggiunge il massimo ed il ginocchio
all'avviamento è arrotondato: la Back-EMF dipende dalla
velocità dello spostamento, non dall'ampiezza, e quindi
risente dell'inerzia meccanica dell'avviamento del cono (coincide con
il tratto a bassa pendenza della M)
Nello stesso punto la C mostra che invece la corrente cresce con
pendenza maggior della tensione eccitante: è dovuto proprio
all'inerzia, è l'equivalente della corrente assorbita allo
spunto dai motori elettrici.
Il cono inizia a muoversi lentamente, la Back-EMF è bassa
quindi la corrente è alta, si normalizza quando il movimento
del cono va a regime.
Fase
La E mostra che la
Back-EMF è in fase con il segnale in ingresso.
La
coda
La Back-EMF mostra
una coda esattamente corrispondente alla coda del movimento meccanico
(a parte lo sfasamento), mentre la corrente mostra un picco piuttosto
stretto in corrispondenza della cessazione brusca del segnale
eccitante, seguito da una coda che segue approssimativamente il
movimento, smorzandosi lentamente.
Lo stesso picco è presente, anche se con ampiezza diversa, a
tutte le frequenze; sembra quasi dovuto all'effetto di Le (una
induttanza si “oppone” ad ogni variazione brusca di
corrente), ma non so se la Le sia sufficiente a determinare l'effetto
in quella misura.
Che
cosa si ricava?
Un altoparlante
non si comporta affatto come una resistenza (banale).
Però
ciò che abbiamo visto dimostra che l'amplificatore in
realtà non ha un controllo vero e totale sul movimento del
cono, in quanto il cono è un sistema meccanico elastico
dotato di un fattore di merito e contemporaneamente un sistema
elettrico dotato di resistenza non nulla (è ovvio che i due
aspetti sono legati fra loro, ci tornerò).
La Re
dell'altoparlante non è nulla, anzi ha un valore piuttosto
elevato, e questo pone un limite allo smorzamento del sistema.
È attraverso la
corrente dipendente dalla Back-EMF che il moto del cono può
essere controllato, e questa corrente trova un limite invalicabile
proprio nella Re;
non ha importanza che la Re
sia “intrinseca” alla costituzione fisica
dell'altoparlante, essa esiste, come per altro esiste ed è
valida la legge di Ohm.
D'altra
parte se la Re
potesse andare a zero si otterrebbe un sistema dotato di Qt tendente a zero,
e quindi con fattore di smorzamento infinito, e ciò non
è affatto un bene: un altoparlante è assimilabile
ad un filtro passa alto, e un Qt
pari a zero porterebbe la frequenza di taglio all'infinito.
Chiunque
abbia fatto una simulazione con BASS-PC, AFW, Wins-id ecc
può verificare facilmente le curve di risposta con Qt variabile da 0,5
(o meno, se l'altoparlante simulato lo permette) a 0,7 a 1.
Il fattore di merito del
sistema dipende dalla impedenza di uscita dell'amplificatore e dalla Re, e questa non
può andare a zero per ragioni fisiche (è un
conduttore reale).
Quindi
non ha alcun senso rincorrere impedenze di uscita degli amplificatori
tendenti a zero; tornate al modello
iniziale: anche se Rg
fosse zero la Back-EMF, che controlla il movimento dell'altoparlante,
trova sempre sul suo cammino Re,
che ne limita l'effetto.
Questo ci dice
anche che lo smorzamento dell'amplificatore non è in nessun
modo un indice significativo di qualità, oltre certi valori.
I fattori di
smorzamento stratosferici servono a mettere numeri impressionanti sui
pieghevoli pubblicitari, ma non c'è alcuna differenza
significativa di comportamento di un sistema acustico quando il Qt varia meno del 5%.
Il modo
prediletto per ottenere fattori di smorzamento stratosferici
è la controreazione, in quantità
industriali, ma la controreazione in quantità industriali come è noto
ha notevoli controindicazioni di altro genere.
E a mio parere
nel momento in cui si collega un altoparlante vero ad un amplificatore
vero (non giochini con i simulatori) i numeri dei depliant pubblicitari
lasciano il tempo che trovano, mentre la Back-EMF (che quando il carico
è una resistenza pura semplicemente non
esiste
– se non per l'eventuale induttanza dei cavi e della
resistenza di carico) gioca un brutto scherzo.
Il
segnale composito “segnale
dall'amplificatore + Back-EMF “ non differisce
più dal segnale di ingresso all'amplificatore per la
distorsione introdotta da quest'ultimo, ma anche per un segnale
aggiuntivo originato al di fuori dell'amplificatore, e sui segnali
generati esternamente la controreazione non ha alcun effetto (per chi
vuole spendere un attimo di tempo, suggerisco la conclusione del mio
articolo
“Realtà
e Modelli”), almeno ai fini della correzione delle
distorsioni generate all'interno del blocco di amplificazione.

In
altre parole, nella figura che a fianco è ingrandito un particolare dell'oscillogramma della
Back-EMF
a 100 Hz, dove il tratto blu segna la fine del segnale in ingresso:
alla fine del segnale in ingresso (traccia rossa) la Back-EMF (traccia
gialla) ritorna al circuito sommatore della rete di controreazione un
segnale di correzione, mentre il segnale da correggere non
c'è più, e questo segnale di correzione esiste
solo perché all'amplificatore è collegato un
altoparlante e non una resistenza.
Non serve
sottolineare ancora che con un segnale musicale vero siamo sempre nella
condizione della Figura a fianco.
Uno sguardo
agli oscillogrammi a 200 e 300 Hz mostra che con l'aumentare della
frequenza il fenomeno si accentua.
L'idea di usare
la controreazione nel circuito di amplificazione per controllare il
movimento meccanico del cono non è concettualmente errata,
d'altra parte le opinioni sulla controreazione sono diverse e note, e
non credo che la dicotomia fra i fautori ed i detrattori
avrà mai fine, ma sicuramente nel progettare un circuito di
amplificatore con controreazione si dovrebbe adottare un modello che
tenga conto anche della presenza dell'altoparlante (non un modello che
includa una rete RLC che simuli
un altoparlante, ma un modello che
rappresenti almeno approssimativamente il comportamento meccanico ed
acustico del cono).
Chi mi
legge sa che da tempo dico che i diffusori debbono essere progettati in
funzione degli amplificatori da cui saranno pilotati.
Ora aggiungo
che anche gli amplificatori dovrebbero essere progettati in funzione
degli altoparlanti cui dovranno essere collegati.
Il
sistema
è sempre diverso dalla somma delle sue parti
Alla faccia dei
“componenti” (di volta in volta amplificatori quando si
esegue il test di altoparlanti, ed altoparlanti quando si esegue il
test di amplificatori) definiti
nelle riviste per audiofili “il nostro riferimento
assoluto”.
Oppure si
elimina la seconda parte del problema progettando amplificatori senza
controreazione, ove sia possibile (e quindi solo nel campo della HiFi
domestica, appena usciamo da questo ambito le potenze in gioco sono
tali che pensare di utilizzare amplificatori senza controreazione
è indice di poco buon senso).
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