A proposito di simulatori
Quanto
c'è da fidarsi dei simulatori? O meglio, la domanda giusta
è: in che condizioni un simulatore dà risultati
attendibili?
Oggi
i simulatori sono di uso comune, tutti hanno un computer con qualche
programma per progettare e valutare le prestazioni di un circuito
piuttosto che di un diffusore acustico prima di costruirlo.
È una gran comodità usare il computer invece di disegnare
linee di carico su curve caratteristiche di valvole o transistor,
oppure tracciare linee sui grafici di R. H. Small, e dopo aver fatto il
progetto vedere il comportamento del sistema, cioè le curve di
risposta, le distorsioni, l'escursione del cono, la tenuta in potenza,
l'impedenza senza dover saldare componenti su basette e zoccoli o
scendere in falegnameria per costruire una cassa, che se poi si deve
modificare son dolori.
È una tal comodità che spesso ci si dimentica una caratteristica
fondamentale dei simulatori.
È una situazione analoga a quella presentatasi molti anni fa,
quando apparvero i primi fogli di calcolo; oggi l'esistenza dei fogli
di calcolo è talmente scontata che nessuno che abbia meno di 40
anni pensa che un tempo eravamo costretti a farne a meno.
Quando apparve il primo (mi pare si chiamasse Supercalc) la
facilità di inserire formule, e soprattutto la rapidità
nel creare calcoli complessi, faceva spesso dimenticare che le formule
non devono solo essere sintatticamente corrette, debbono essere
soprattutto “giuste” cioè rappresentative del
problema che debbono risolvere.
Quanti calcoli sbagliati sono stati fatti solo perché facili e veloci!
I simulatori sono una gran bella cosa dicevo, ma solo se si sa quando
sono validi, perché danno certi risultati e quando ci si
può fidare dei risultati che danno: non si deve mai dimenticare
cosa c'è sotto un simulatore.
Per
capire di cosa sto parlando vediamo due esempi, uno che deriva da un
circuito realizzato e funzionante, un altro che è un esperimento
fatto proprio per una piccola verifica sul funzionamento dei simulatori.
Primo
esempio: amplificatore push-pull

Fig.1 circuito (MicroCap)
dell'amplificatore per chitarra 15 W
In Fig.1 il circuito simulato in
MicroCap del finale dell'amplificatore
per chitarra 15 W, in Fig.2 la forma d'onda calcolata da MicroCap
con 1 V picco in ingresso, in Fig.3 la forma d'onda rilevata
all'oscilloscopio.

Fig.2 simulazione (MicroCap) dell'amplificatore per chitarra 15 W

Fig.3 forma d'onda dell'amplificatore
per chitarra 15 W
A
parte il piccolo scalino evidenziato nella simulazione, assente nella
rilevazione effettiva, la somiglianza è veramente notevole.
Il funzionamento del componente “trasformatore” di MicroCap
non è il massimo, il componente tende ad essere un trasformatore
ideale, con una risposta in frequenza eccessivamente estesa sia in alto
che in basso, e mancano le componenti parassite, presumo che questa sia
l'origine della piccola irregolarità.
Ma a parte questo, la forma d'onda
simulata e quella rilevata sono sostanzialmente uguali.
La simulazione dà effettivamente un risultato corrispondente al
circuito reale.
Secondo
esempio: triodo sottoalimentato

Fig.4 circuito (MicroCap)
di 12AX7 sottoalimentata
In Fig.4 si vede lo schema in MicroCap
di un triodo 12AX7 alimentato con 12 V di tensione anodica.
La 12AX7/ECC83 non è una valvola nata per essere alimentata con
bassa tensione, come la 6BM8/ECC86 ad esempio, che nei fogli
caratteristici riporta una tensione massima di placca di 30 V.
Il punto di lavoro standard della 12AX7 prevede una anodica fra 200 e
300 V, con una tensione sulla placca fra 100 e 150 V.
Però
nel mondo degli effetti per chitarra esiste una miriade di
“pedali”, dal normale preamplificatore all'Overdrive e al
Distorsore, che utilizzano 12AX7 alimentate con 9 o 12 V.
Ho avuto di recente occasione di maneggiare due pre/overdrive a
valvola, appunto la 12AX7, realizzati però con impostazione
teorica diversa: in uno la valvola è alimentata con i classici
100 V di placca, nell'altro l'alimentazione è fornita da un
normale alimentatore a 12V, che alimentano sia il filamento che
l'anodica.
Il risultato sonoro era, benché diverso, pregevole in ambedue;
ovviamente non sto parlando di HiFi, che non è certamente
l'obiettivo di questi dispositivi, tutt'altro.
Il comportamento della valvola alimentata in modo così anomalo
meritava un'indagine più approfondita, ho quindi montato su una
basetta da laboratorio una 12AX7, alcuni resistori e condensatori
secondo lo schema di Fig.4 e l'ho alimentata con un normale
alimentatore switching a 12 V, regolato per fornire 12,6 V (precauzione
inutile, il circuito dà più o meno gli stessi risultati
anche con 9V).

Fig.5 dispositivo
sperimentale del circuito di Fig.4
Ho
quindi collegato il generatore di segnali e l'oscilloscopio, il tutto
è visibile in Fig.5, il multimetro misura la tensione di
alimentazione, e rilevato l'uscita all'oscilloscopio per segnali di
ingresso di 50 mV, 100 mV e 500 mV, nelle Fig.6, Fig.7, Fig.8.
L'oscilloscopio mostra nella colonna a destra dell'oscillogramma i dati
del segnale:
Canale 2, traccia gialla, tensione RMS di ingresso
Canale 1, traccia rossa, tensione RMS di uscita
frequenza del segnale.

Fig.6
In
Fig.6, 50 mV in ingresso, l'uscita è 350 mV e la forma d'onda in
uscita è piuttosto pulita: è distorta ma molto poco,
c'è una certa asimmetria ma la compressione non è
evidente, ci deve essere prevalentemente una discreta distorsione di
seconda armonica, e poco altro.
Il segnale è decisamente buono, visto lo scopo cui è
destinato un circuito del genere; l'amplificazione è pari a
circa 7, un valore decisamente basso per una 12AX7 che in un circuito
con la stessa topologia ma alimentato in modo standard esibisce un
guadagno dell'ordine di 30 – 40.

Fig.7
Con
100 mV in ingresso (Fig.7) l'asimmetria diventa vistosa e compare anche
una visibile compressione sulla semionda positiva, segno di presenza di
terza armonica, ma il segnale è ancora più o meno
riconoscibile.

Fig.8
Con 500 mV in
ingresso (Fig.8) il clipping è vistoso, non ha senso
quindi calcolare il guadagno, ma l'onda al clipping non mostra spigoli
vivi.
Che cosa dice il simulatore?
In Fig.9, Fig10 e Fig.11 le simulazioni
agli stessi livelli del segnale di ingresso.

Fig.9

Fig.10

Fig.11
Non c'entrano nulla con la realtà, né a livello basso né a livello alto.
È il simulatore (MicroCap in questo caso) che non funziona?
Faccio una premessa: i simulatori sono semplicemente programmi per
computer che eseguono calcoli sulla base di un modello matematico,
cioè su una rappresentazione della realtà tradotta in
linguaggio matematico perché questo linguaggio è l'unico
che il computer capisce.
La rappresentazione della realtà è necessariamente
semplificata per essere tradotta in equazioni risolvibili: queste
semplificazioni sono il cuore del problema.
È opportuno ricordare che i simulatori sono di due tipi.
- I
simulatori nei quali il modello matematico è esterno al
programma di simulazione ed espresso da una sequenza di parametri
contenuti in una libreria: i simulatori
basati sul motore Spice, quindi MicroCap, Orcad, Pspice e altri,
appartengono a questa categoria.
- I
simulatori nei quali il modello matematico è incorporato nel
programma di simulazione, e nella libreria sono contenuti solo i valori
misurati dei dispositivi specifici da utilizzare: i simulatori per il
calcolo delle casse acustiche, quindi BASS-PC, AFW, WinIsd, Eminence
Designer appartengono a questa seconda categoria. In questi simulatori
per ogni tipo di cassa acustica, cioè per ogni modello
matematico, è sviluppato un apposito sottoprogramma.
In Fig.12 il modello Spice usato nella simulazione (di fatto questo
modello consiste in un “.subckt“ che non è altro che
un sottoprogramma scritto in linguaggio interpretabile dal simulatore
Spice).

Fig.12
Il
modello è semplice, derivato dal modello teorico base del triodo
di Reynolds e Leach, a sua volta basato sulla legge di Langmuir –
Child:
Ip = K
* (mu * Vgk
+ Vpk) ^ 1.5.
Nel modello Spice sono evidenziati mu e l'esponente della potenza: LIP
= 1,5 .
Come si vede mu è fisso e l'esponente pure; basta analizzare il
foglio delle specifiche della 12AX7, in Fig.13, per vedere che nella
realtà mu non è fisso (1), e nulla è
specificato per tensioni molto basse.

Fig.13
E anche il valore dell'esponente è ben
lungi dall'essere costante.
Ho nella mia libreria di MicroCap un
altro modello Spice per la 12AX7, in Fig.14.

Fig.14
È
un po' più complesso, ma anche in questo caso mu è fisso
(questa volta 95,43 e anche in questo caso con decimali inutili) e
l'esponente pure.
C'è inoltre quel valore 45 (evidenziato in
giallo) che fa sì che il modello per tensioni anodiche inferiori
a 45 V non dia proprio alcun risultato.
Questi modelli sono chiaramente progettati per utilizzare la 12AX7 nei
limiti previsti dai fogli tecnici, all'interno di quei limiti
funzionano correttamente: si vede che per tensioni fra 100 e 300 V il
mu della valvola si comporta circa allo stesso modo qualsiasi sia la
tensione, mentre nulla è specificato per tensioni sotto i 100 V,
ma un semplice sguardo alle curve caratteristiche di placca suggerisce
che per tensioni sotto 40 V i parametri cambino notevolmente.
Conclusioni
Allora buttiamo al macero i simulatori?
Certamente no, però è indispensabile sapere, pena
grossolani errori, quando si possono usare e quando no; è sempre
indispensabile tenere presente che un simulatore non può dare
risultati migliori del modello matematico (interno o esterno che
sia) che utilizza, e che un modello funziona entro limiti ben precisi.
Quindi per progettare un circuito, o un diffusore acustico, non basta
avere un computer e un programma, bisogna anche capire su quali
principi fisici si basano i modelli e quali approssimazioni sono state
giudicate accettabili per costruirli.
In altre parole, prima di accendere il computer si deve attivare il
cervello e applicarlo per un po' di tempo (onestamente, “un po'
“ è un eufemismo) allo studio della teoria, perché
come disse il grandissimo fisico premio Nobel Richard Phillips
Feynman (1918-1988) “Non c'è nulla di
più pratico di una buona teoria”, e qualche anno prima Leonardo
da Vinci: “Quelli
che s'innamorano di pratica sansa scienza son come il nocchiere, che
entra in naviglio senza timone o bussola, che mai ha certezza dove si
vada”.
Note
(1) non mi è chiaro perché nel modello Spice sia
specificato mu = 87,302: dalle specifiche tecniche appare chiaro che
qualsiasi valore intero fra 80 e 90 avrebbe fornito un'approssimazione
più che eccellente, soprattutto tenendo conto delle tolleranze
di produzione delle valvole; ma la mia lotta contro i decimali inutili,
che danno solo l'illusione della precisione, è una battaglia
persa in partenza.
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