Preamplificatore per chitarra acustica Amplificare la chitarra acustica
dotata di pick up magnetico non è la stessa cosa che amplificare la
chitarra elettrica
Il suono della chitarra elettrica è un suono totalmente elettronico, non si deve riprodurre fedelmente un suono “naturale” ma produrre un suono con mezzi “artificiali”. Per la chitarra acustica si sceglie a volte un pick up magnetico anziché un microfono per captare solo il suono delle corde, che sono comunque influenzate dalla cassa (cosa che non avviene nella chitarra elettrica che in genere è “solid body”) e non il rumore ambiente e il rumore delle dita sui tasti, e anche per evitare i cosiddetti “rientri”, l'effetto Larsen che in un ambiente piccolo e chiuso è facilissimo generare fra l'amplificatore e la cassa della chitarra. Ma la riproduzione del suono
(ri-produzione, non produzione) deve
conservare quel carattere naturale del suono dello strumento, deve
essere una chitarra acustica amplificata, non una chitarra elettrica. Nella foto Sergio De Checchi, chitarrista di classe e titolare di “Tarli e Farfalle”, tempio della chitarra acustica e classica vintage situato nell'Antico Ghetto della mia città, Padova, luogo in cui si sono svolte le prove pratiche. Il supporto di Sergio e dei suoi colleghi musicisti è stato fondamentale nella messa a punto del progetto. Quella scatola grigia sulla destra è il preamplificatore in formato "prova". (cliccando sull'immagine il filmato) Questo che presento non è un progetto
finito, nel senso che
c'è solo il circuito di base, è suscettibile di modifiche
per il guadagno, la curva di risposta degli stadi e dei controlli di
tono,mancano alcuni circuiti accessori e non è dotato di un
involucro estetico e facilmente maneggiabile. Per comodità l'assemblaggio non è compatto come sarebbe in un circuito definitivo, l'alimentatore è su un telaio separato dall'amplificatore,
i reofori di condensatori e resistori non sono stati tagliati e i cavi di collegamento sono stati lasciati lunghi. Il preamplificatore era nato con uno schema di base semplice, poi le prove hanno portato come risultato una sostanziosa modifica dello schema di partenza, dovuta sia al raffinamento delle caratteristiche sonore sia soprattutto alla necessità di adeguare le capacità di pilotaggio del circuito alle necessità di un preamplificatore che, nell'uso normale, dovrà essere collegato ad amplificatori diversi con tecniche diverse. Le necessità dipendono dal contesto, quindi a volte si deve collegare il preamplificatore ad un amplificatore di potenza mediante una corta linea sbilanciata, altre volte è necessario collegarlo ad un sistema PA piuttosto che ad una console con una linea molto lunga che deve necessariamente essere a bassa impedenza e possibilmente bilanciata. Senza trascurare il fatto che generalmente i musicisti non hanno (giustamente, non è il loro campo) grandi cognizioni di elettronica e il concetto di adattamento di impedenza è loro di solito totalmente estraneo; è normale che l'uscita linea sbilanciata venga inserita tramite un adattatore all'ingresso microfono (quindi con impedenza molto bassa) della console, è già molto sperare che l'alimentazione phantom sia disattivata. Il
circuito iniziale La struttura originale prevede due stadi simili, ciascuno composto da un triodo in configurazione con catodo a massa caricato da un triodo uguale configurato come generatore di corrente, con in mezzo un classico controllo di Tono e Volume; sotto lo schema della simulazione con MicroCap. Il triodo superiore approssima un
generatore di corrente costante, lo
sarebbe se il mu fosse
infinito; di fatto si comporta come un resistore
di valore molto elevato e rende il funzionamento dello stadio poco
dipendente dalla tensione di alimentazione, sia come tensione del punto
di uscita, che è sempre la metà della tensione di
alimentazione, sia come guadagno, che vale sempre ½ mu. Infatti un triodo così connesso si
comporta come un resistore del valore: 1. altissima linearità, assicurata dal
carico a corrente quasi costante e dal resistore di catodo non bypassato Perché questa al posto
delle più classiche 12Aqualchecosa7?
Perché nessuna
delle 12A_7 , a parte forse la 12AY7, può competere come
rapporto segnale / rumore con questi triodi per alta frequenza;
perché il guadagno è quello giusto per ottenere un
preamplificatore a due stadi che dia una uscita di circa 1,5 V RMS
senza l'uso di controreazione globale (e su questo requisito non dedico
tempo a discutere). Perché 1,5 V RMS?
Perché il livello standard di segnale per i sistemi di
registrazione in studio e per le connessioni di amplificazione
professionale è +
4 dBu, cioè 1,228 V RMS. Anche per questo
requisito la 12AY7 sarebbe stata una valvola indicata, ho effettuato
qualche simulazione con ottimi risultati; alla fine ho optato per la
6N1P senza una ragione precisa, giusto per sperimentare la valvola in
un circuito con basso livello di segnale (già l'ho impiegata con
soddisfazione come stadio di ingresso dell'amplificatore
di
“potenza” P-P in Classe A, al posto
della ECC99). Per la 12AY7 ho un progetto di preamplificatore per microfono in corso di sviluppo, non l'ho abbandonata. Le simulazioni con
MicroCap del circuito presentato sopra mostrano un comportamento
eccellente,
sia come risposta in frequenza che come distorsione. Torno a ricordare che un
modello matematico è frutto di approssimazioni e limitazioni,
che servono a ridurre la complessità del modo reale ad un
livello trattabile, in pratica il numero di variabili fisiche prese in
considerazione è nettamente minore di quelle effettivamente in
gioco, e la scelta di quali considerare trascurabili è del tutto
arbitraria, e anche il comportamento delle variabili è
approssimato da funzioni continue e derivabili. I modelli SPICE delle
valvole sono in genere un buon compromesso (i miei 18 lettori
ricorderanno, se hanno buona memoria, che almeno in un caso ho trovato
un compromesso che ho giudicato pessimo, al punto da utilizzare il
modello della 6550 per simulare la KT88), ma sono appunto un
compromesso. La mia (limitata)
esperienza mi dice che i modelli perdono validità per tensioni
molto elevate e correnti molto basse e per tensioni molto basse, mentre
sono generalmente sufficientemente accurati quando il punto di lavoro
è quello che si sceglierebbe in un utilizzo
“normale” utilizzando le curve caratteristiche e i punti
“ottimali” suggeriti nei datasheets. Conclusa questa
digressione vediamo i risultati della simulazione. Sopra il guadagno e la risposta in frequenza del circuito della simulazione.
Il circuito con 6N1P (che
ha
Rp = 4400 ohm e mu =
33), con Rk = 560 ohm in base
alla formula citata
prima ha un guadagno teorico pari a 17,2 (circa), appunto ½ mu. La simulazione mostra un
guadagno pari a 16, cioè 24 dB, con un carico di 200 kohm, in
ottimo accordo con la formula; tenendo conto che il controllo di tono
passivo con il classico schema Marshall perde circa 18 dB, due stadi
siffatti ci danno un guadagno totale di circa 30 dB, ben gestibili con
il controllo di volume. Sopra la distorsione, con un segnale di uscita di ben 5 V pk, ridottissima e solo di II armonica. La prima versione del
preamplificatore fu realizzata con questa configurazione e sottoposta
all'esame dei musicisti. Per quanto riguarda la risposta dei controlli di tono si deve tener presente che la risposta dei controlli tradizionali per chitarra, schema Marshall in questo caso ma molto simile anche per lo schema Fender, non è affatto lineare in quanto si debbono compensare le caratteristiche della risposta in frequenza dei pick up magnetici, generalmente caratterizzati da un eccesso di medie frequenze.
La risposta simulata
è del solo controllo di tono, si deve tener presente che
all'ingresso dello stack c'è un condensatore che isola lo stack
dalla tensione continua presente all'uscita dello stadio, sulla placca
della valvola. Su questo lato la
risposta
dei musicisti è stata meno uniforme: una prima versione con il
condensatore di isolamento del valore di 10 nF è stata giudicata
decisamente troppo “asciutta” (cioè carente di
bassi) rispetto alla versione successiva con condensatore da 220 nF
dalla maggior parte dei musicisti, ma non da tutti: c'è chi ha
preferito la prima versione. Alcuni continuano a
trovare
il suono ancora un po' poco profondo: in effetti una chitarra acustica
di buona fattura emette una quantità di toni bassi veramente
notevole, anche se mai tanto da caratterizzare eccessivamente il suono. Stiamo parlando di sfumature, ed è possibile che con un pick up diverso le sfumature siano diverse. Tutte le prove sono state effettuate con una chitarra acustica Gibson “vintage” e un pick up Sunrise, un pick up costruito in numero limitato di esemplari su ordinazione, considerato la “Rolls Royce” dei pick up per chitarra acustica. L'amplificazione di potenza è stata affidata ad un amplificatore SR Technologies da 150 W, un eccellente amplificatore, benché a stato solido, molto usato per l'amplificazione della voce e degli strumenti acustici.
Il circuito definitivo Impedenza di uscita elevata significa scarsa capacità di pilotare scarichi difficili, e questa si converte in una non sufficiente dinamica, cioè la capacità di seguire un segnale sonoro la cui ampiezza varia molto repentinamente. Il suono di una chitarra acustica ha una dinamica elevatissima, anche se l'intensità assoluta non è elevata, e una elettronica non in grado di seguire questa dinamica dà come risultato un suono che non riesco a definire diversamente da "poco pronto" o "compresso": è una sfumatura sonora che non è suscettibile di alcuna misura io conosca, ma l'orecchio esercitato agli strumenti acustici la riconosce. Devo ammettere che ho impiegato un po' di tempo a capire le indicazioni che mi davano i musicisti, ovviamente espresse in linguaggio non tecnico (detto in altre parole, diagnosi "fantasiose" ed "immaginifiche" ma difficili da interpretare in termini tecnici). Ma interpretando il linguaggio poetico (ad esempio "suono rotondo" oppure "suono verticale"), oppure la richiesta di maggiore "profondità" che non veniva però esaudita dall'aumento dell'estensione ed ampiezza della gamma bassa mi hanno portato a concludere che il problema stava proprio nella non sufficiente capacità di pilotaggio del circuito di base. La differenza si sente, con il circuito definitivo la chitarra acustica suona in modo molto naturale, vivo e dinamico. Alcune misure sullo stadio di base hanno rivelato che l'impedenza di uscita risulta essere di alcune decine di kohm. I controlli di tono funzionano al meglio se pilotati da uno stadio con impedenza di uscita non troppo elevata, e soprattutto l'uscita di un preamplificatore che deve essere collegato ad amplificatori finali diversi o indifferentemente a sistemi PA con cavi anche molto lunghi deve avere impedenza molto bassa e deve avere anche una linea bilanciata. Per abbassare l'impedenza di uscita del primo stadio ho quindi cambiato la configurazione come nello schema che segue. Il circuito è un normale stadio amplificatore a catodo a massa, con resistenza di catodo non disaccoppiata, seguito da un inseguitore di catodo. L'impedenza di uscita
risulta essere, alla simulazione, circa 800 ohm: il resistore da 800
ohm presente nello schema per caricare l'uscita è quello
utilizzato nella simulazione. L'impedenza di uscita
è stata simulata con il metodo empirico/classico: il valore che
dimezza la tensione di uscita rispetto al funzionamento a vuoto,
cioè senza carico. Nel circuito il resistore grid stopper ha il valore indicato prima per ridurre l'eccesso di banda passante, 22 kohm, e le prestazioni simulate sono: guadagno e banda passante, distorsione.
Il secondo stadio è invece decisamente più complesso: dato che deve fornire tutta la corrente di uscita che serve in qualsiasi circostanza, con tensione di uscita elevata e bassa distorsione, al circuito di base è stato aggiunto un inseguitore catodico con un triodo molto “energico” in configurazione detta “White Follower”, ottenendo il circuito che segue. Il White Follower è un inseguitore catodico che utilizza un generatore di corrente per caricare il catodo dell'inseguitore, ottimizzando la linearità e la capacità di pilotaggio.
La valvola scelta è la ECC99, un ottimo doppio triodo progettato per il pilotaggio di carichi difficili: il fabbricante suggerisce:
Questo tipo di schema
è usato quando si debba pilotare con alte tensioni carichi molto
difficili: un classico esempio è l'amplificatore per basso Ampeg
SVT3PRO, 400 W su 4 ohm, un ibrido con amplificazione di tensione a
valvole e un banco di otto mosfet di potenza. I mosfet di potenza sono un carico molto ostico, soprattutto quando ve ne sono 4 in parallelo sul rail positivo e 4 sul rail negativo: nella figura a fianco un particolare del driver dei mosfet del SVT3PRO. Nella figura che segue il guadagno e la risposta in frequenza del circuito White Follower, con carico di 2 kohm, che è l'impedenza standard di una linea di ingresso per microfono nella figura che segue la distorsione con 9 V pk di uscita su 2 kohm, sotto la distorsione con 21 V pk di uscita con lo stesso carico.
La realizzazione Gli schemi elettrici del prototipo sono nelle figure che seguono il preamplificatore, l'alimentatore.
La funzione del diodo
è proteggere il triodo superiore al momento dell'accensione,
quando la valvola ancora non conduce quindi fra la griglia e il catodo
può essere presente una tensione molto elevata: in questo caso
il diodo entra in conduzione e mantiene la tensione fra griglia e
catodo al di sotto di 1 Volt; quando la valvola conduce normalmente il
catodo è positivo rispetto alla griglia di circa 1 Volt, il
diodo è polarizzato inversamente ed è come se non ci
fosse. Il secondo stadio
corrisponde allo schema di principio, con in serie all'uscita un
resistore da 56 ohm per evitare problemi in caso di corto circuito
sulla linea. L'uscita dello stadio va a un jack mono da 1/4” per l'uscita sbilanciata e a un trasformatore di uscita 1:1 per l'uscita bilanciata. Nel prototipo l'uscita
bilanciata è realizzata con un jack da 1/4” TRS, nella
versione finale sarà affiancato da un connettore XLR. Il trasformatore di
uscita deve essere un modello a bassa impedenza, quale modello
scegliere dipende dalle preferenze e dal costo. I filamenti delle valvole
sono alimentati in continua, è risultato indispensabile per
annullare il ronzio, e i filamenti sono “sollevati”
rispetto a massa di circa 30 Volt, in modo da garantire di non superare
la tensione massima catodo-filamento, che per la 6N1P è di soli
100 Volt. In questo circuito non
sarebbe strettamente necessario, in quanto la tensione sul catodo della
6N1P del secondo stadio è a regime attorno a 80 Volt, questo
solo perché in questa realizzazione la tensione anodica massima
è pari a 155 Volt, ma nulla vieta di alimentare il
preamplificatore con 250 Volt per aumentare la massima tensione di
uscita indistorta, senza modificare nulla del circuito, e in questo
caso si uscirebbe dai limiti della 6N1P. Come ho già detto
varie volte non ritengo salutare disobbedire alle specifiche tecniche
comunicate dai progettisti dei componenti, in quanto sono dell'opinione
che non le scrivano a caso. L'alimentatore è un classico doppia semionda con rettificatrice EZ81 e filtro induttivo, a due stadi LC e uno stadio RC, per ottenere la tensione di alimentazione più pulita possibile. La cella costituita da un
ponte raddrizzatore connesso in modo da ottenere due diodi collegati in
antiparallelo, con a loro volta in parallelo un resistore da 10 ohm e
un condensatore da 100 nF (questa rete non è installata nel
prototipo) connette la massa del segnale al telaio, che è
connesso a terra, scaricando le alte tensioni in caso di guasto e
annullando i ground loops durante il funzionamento normale; il
condensatore scarica l'eventuale radiofrequenza. Alcune misure lo spettro a 1 kHz, lo spettro a 100 Hz, lo spettro a 3 kHz; misurare a frequenze più alte, vista la destinazione, non ha senso. Si nota la presenza di II armonica a circa – 54 dB, un po' più a 100 Hz, un po' meno a 3 kHz, in ottimo accordo con le simulazioni; le armoniche superiori sono a livello assolutamente trascurabile. La rilevazione all'oscilloscopio dell'impedenza di uscita:
Sopra ingresso sul canale 2 (traccia gialla) e uscita sul canale 1(traccia rossa) a 1 kHz, con carico di 1 kohm, quindi senza carico:
l'impedenza di uscita
è veramente molto bassa. Conclusioni Questa realizzazione,
come detto, è
solo la base di un preamplificatore che si presta a usi diversi e
quindi sarà utilizzato in configurazioni diverse; è
composto di due “mattoncini” che possono essere usati anche
indipendentemente, oppure configurati in modo diverso. Il suono è tipicamente valvolare ma più neutro del suono che si ottiene con le più classiche 12A_7, estremamente pulito; nasce per riprodurre senza asprezze e senza colorazioni la chitarra acustica, è dotato dei controlli strettamente indispensabili, ma può essere integrato da filtri, equalizzatori più flessibili, ingressi e uscite accessorie; molto utile un commutatore per invertire la fase del segnale di uscita, applicabile solo all'uscita bilanciata, può risolvere problemi di oscillazioni indotte dall'acustica (effetto Larsen).
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