PA800
Amplificatore
bicanale in Classe D
Quando la potenza
che serve è tanta e lo spazio è poco oggi non c'è
altra soluzione pratica che la Classe D.
Nel
campo dell'Amplificazione Professionale appare chiara quale è la
tendenza nell'audio per grandi potenze: oggi non è ipotizzabile
sprecare il 40% dell'energia elettrica, con produzione di calore in
quantità che si usa dire “industriale”.
Senza contare che l'amplificatore tradizionale in Classe AB con
alimentazione tradizionale implica necessariamente ingombri e pesi non
compatibili con la necessità di trasportare, installare e
disinstallare in tempi sempre più stretti (oggi la fretta
è la nostra padrona) parecchie migliaia di Watt per allestire il
palco di qualsiasi concerto, anche nell'oratorio di paese.
A che scopo?
Dall'esigenza di un amplificatore a due canali da alcune centinaia di
Watt, semplice e maneggevole, è nato questo progetto.
A dire il vero “progetto” è una parola veramente
impegnativa per un oggetto costruito seguendo pedissequamente le
Application Notes del costruttore dei moduli, che ho acquistato,
alloggiato in un contenitore e collegato fra loro, aggiungendo solo
connettori di ingresso, di uscita e di alimentazione e ventole di
raffreddamento.
Spinto dalla necessità dell'amplificatore suddetto ho cominciato
una esplorazione in rete, e grazie anche alle dritte di un amico, dopo
aver visitato vari siti mi sono fermato su ColdAmp.
Ho iniziato a scaricare specifiche tecniche e Note Applicative sia dei
moduli amplificatori che che dei moduli alimentatori: l'alimentatore
è un componente importante in un amplificatore a stato solido,
se è necessario economizzare sul peso e sullo spazio, in quanto
un alimentatore tradizionale frustrerebbe, col suo enorme e
pesantissimo trasformatore di alimentazione qualsiasi velleità
di ottenere 600 – 880 W nello spazio di un manuale di istruzioni
e con lo stesso peso.
Ho letto con cura le specifiche tecniche e le note applicative, che
sono veramente dettagliate ed esaustive; anche un quesito tecnico
inviato via mail al Supporto ColdAmp ha avuto risposta in un paio di
giorni: questi due fatti mi hanno convinto all'acquisto, effettuato
direttamente via internet.
Ho ordinato due moduli BP4078 (400 W su 4 ohm, 600 W su 2 ohm,
alimentazione permettendo) ed un modulo alimentatore SPS80, necessario
per alimentare due moduli alla massima potenza, e nel giro di una
settimana li avevo a casa.
L'imballaggio è adeguato, e dentro la confezione c'è
tutto quanto serve, compresi i cavi di ingresso lunghi 20 cm già
dotati di connettori per il circuito stampato.
Caratteristiche tecniche
Sul funzionamento degli amplificatori in classe D non mi dilungo, si
possono trovare più che esaurienti ed approfondite in rete, su
Wiki e nei siti ad esempio di ColdAmp e di Hypex.
Le specifiche salienti dei sistemi ColdAmp sono:
Frequenza dell'alimentatore
switching: 85 kHz.
Frequenza
dell'amplificatore:
320 kHz.
Efficienza:
> 93 %
Potenza dissipata senza
segnale:
10 W
Impedenza
di ingresso:
10
kohm
Le caratteristiche che ho trovato più interessanti, a parte dimensioni
e peso, sono:
ingresso
bilanciato
possibilità
di inserire un potenziometro per il controllo di volume: il circuito
è già predisposto, basta togliere un jumper e collegare i
tre piedini del connettore (un connettore per circuito stampato
standard) al potenziometro
possibilità
di collegamento a ponte, per ottenere 800 W su 8 ohm
indicatore
di clipping
protezione
contro tutto (o quasi)
soft
start
disponibilità
di una alimentazione di servizio a +12 – 12 V, per eventuale
preamplificatore
uscita
per un ventilatore a velocità variabile
Non ho utilizzato tutte le possibilità, la soluzione scelta
è spartana ma a mio parere sufficiente per qualsiasi uso.
Ho sfruttato l'ingresso bilanciato, che in un amplificatore non per uso
domestico a mio parere è un obbligo, non un'opzione.
Ho inoltre collegato gli ingressi tramite un commutatore che permette
di utilizzare l'amplificatore sia in modalità duale, con due
canali indipendenti, sia in modalità a ponte, quindi un solo
canale alla massima potenza.
Per il resto ho seguito, come ho già detto, pedissequamente le
Note Applicative, come si vede chiaramente dallo schema elettrico di
Fig.01, in cui l'unico sprazzo di originalità è
costituito proprio dal cablaggio degli ingressi.
Fig.
01: lo schema elettrico
Come
si vede dallo schema l'ingresso A è collegato direttamente al
modulo amplificatore A, mentre l'ingresso B è collegato al
commutatore.
Il commutatore in una posizione collega l'ingresso B al modulo B,
nell'altra posizione collega al modulo B i capi dell'ingresso A con
fase invertita.
Costruzione
I connettori di ingresso sono i classici XLR, preferibili ai TRS in
quanto evitano lo sgancio accidentale.
I connettori di uscita sono tre, uno per canale più uno per la
configurazione a ponte: in questo modo si usano cavi standard qualsiasi
configurazione si usi, e la praticità è massima.
I connettori di uscita sono ovviamente speak-on, sia per la potenza in
gioco, sia perché hanno il blocco contro lo sgancio accidentale
e non mettono in corto i due capi durante l'inserimento ed il
disinserimento.
I ventilatori sono due, collegati all'alimentazione ausiliaria; sono
due ventole da una unità rack standard, montate su cuscinetti:
costano qualche euro in più (pochi, in realtà) ma sono
molto silenziose e dovrebbero restare tali molto a lungo.
Se lo schema è la copia del layout presentato nelle note
applicative, la costruzione è invece curata, soprattutto nella
parte meccanica.
L'idea originale era il montaggio in un rack standard da 1
Unità, poi con i moduli in mano e dopo qualche considerazione
sulle esigenze termiche mi sono reso conto che una soluzione diversa
sarebbe stata preferibile.
Il modulo alimentatore è alto esattamente 40 mm, e 40 mm
è l'altezza disponibile in un rack da 1 Unità: i
condensatori dell'alimentazione sarebbero praticamente a contatto con
il coperchio superiore, che deve quindi essere isolato.
Inoltre prevedendo un uso intensivo i moduli debbono essere fissati su
un fondo di alluminio dello spessore di 2 mm, per permettere con
l'ausilio delle ventole la dispersione del calore prodotto; ma lo
spessore di 2 mm per il fondo non è compatibile con le
dimensioni del rack standard.
Ho quindi abbandonato l'idea del rack standard commerciale ed ho
realizzato un contenitore ad hoc: in pratica un rack semi-standard,
alto 1,5 unità, di larghezza standard e con i fori di fissaggio
sul pannello anteriore nella posizione di un rack da 1 Unità.
Fig.
02 l'amplificatore durante il montaggio
Nella
Fig. 02 si vede il telaio durante il montaggio: si vedono chiaramente
la disposizione dei ventilatori e le aperture sul pannello frontale per
l'aerazione; il flusso del raffreddamento è dal pannello
posteriore verso il pannello anteriore.
Il fondo è un pannello di alluminio di 2 mm di spessore, privo
di striature e perfettamente levigato nelle zone dove si fissano i
moduli, per garantire un ottimo contatto termico; è necessario
anche usare una abbondante quantità di pasta termica, spalmata
uniformenente: nella Fig. 03 si vede un particolare del montaggio
dell'alimentatore sul cui bordo, vicino ai MOSFET appare lo
“sbaffo” di pasta bianca.
Nelle
specifiche tecniche è presente una dima per i fori di fissaggio:
ogni modulo si fissa con 6 viti M3 in altrettanti fori filettati
presenti nei dissipatori di calore dei moduli, ed i fori praticati sul
fondo debbono essere perfettamente coincidenti con i fori
filettati, per evitare torsioni sia dei moduli che del fondo stesso.
In Fig. 02 si vedono sul fondo, dove saranno fissati i moduli, oltre ai
fori delle viti anche alcuni piccoli incavi nell'alluminio: nei moduli
i componenti “caldi” sono fissati al dissipatore mediante
viti, ed il fondo del dissipatore dei moduli in corrispondenza di
queste viti ha qualche piccola irregolarità che rende la base
dei moduli non perfettamente piana.
Le irregolarità si alloggiano negli incavi praticati sul fondo
assicurando così un miglior contato meccanico, e quindi termico,
fra il modulo e il fondo (ho preferito questa soluzione alla rettifica
del fondo dei moduli).
I collegamenti elettrici, sia delle alimentazioni CA che CC che delle
uscite agli speak-on, sono effettuati tramite connettori fast-on: hanno
una ampia superficie di contatto e sono facilmente rimovibili.
Il cavo dei collegamenti, di colori diversi per distinguerli, è
da 1,5 mm2, i fast-on sono saldati al cavo, dopo la crimpatura, quindi
isolati con un paio di centimetri di tubo termostringente.
È specificato chiaramente nella documentazione tecnica, ogni
modulo amplificatore deve essere alimentato separatamente dal modulo
alimentatore, il quale dispone di un gruppo di fast-on per ogni modulo
amplificatore: non si deve collegare alimentazione e massa ad un modulo
amplificatore e quindi il secondo modulo amplificatore al primo.
Fig.
04 l'amplificatore montato
Dalla
Fig.04, in cui si vede l'amplificatore montato, con tutti i
collegamenti, si vede chiaramente che dall'alimentatore partono due
cavi rossi (+Vcc), due cavi blu (-Vcc) e due cavi neri (massa), un
gruppo per ogni modulo amplificatore.
I cavi sono preparati preventivamente, sulla base del piano di
montaggio; i cavi di ogni gruppo (alimentazione, uscita) sono
attorcigliati fra loro per ridurre la sensibilità ad eventuali
disturbi.
In questo modo dopo aver fissato i moduli l telaio effettuare i
collegamenti è una questione di minuti.
Fig.
05: i moduli di potenza
In
parallelo all'uscita di ogni modulo amplificatore c'è una
resistenza da 560 ohm 5 W, visibile in Fig.05: serve nel collegamento a
ponte, in quanto senza di essa mancherebbe il riferimento dell'uscita
alla massa del modulo, secondo quanto sta scritto nella documentazione
tecnica.
Nella documentazione non si cita questa resistenza in caso di
collegamento non a ponte; però il fatto che tale resistenza
debba essere collegata per mantenere il riferimento alla massa nel caso
di carico flottante mi fa pensare che sia comunque indispensabile,
oppure che il funzionamento senza carico non sia previsto.
Ora è buona norma e sta scritto in tutti i manuali d'uso che le
apparecchiature siano accese solo quando tutti i collegamenti sono
stati effettuati (sto parlando dei collegamenti fra amplificatore e
diffusori nell'uso normale), ma io conosco i musicisti, che da questo
punto di vista spesso sono un po' cialtroni, quindi penso che quella
resistenza stia bene lì comunque.
L'alimentazione CA prevede un fusibile rapido da 6,3 A, per il resto
nulla di particolare, ovviamente la terra della presa IEC deve essere
collegata al telaio con un cavetto da 1,5 mm2.
La massa dell'alimentatore è collegata al telaio tramite le viti
di fissaggio del dissipatore; nel caso per qualche motivo il
dissipatore dell'alimentatore fosse isolato dalla massa, deve essere
collegato a massa tramite un contatto a vite appositamente previsto
sullo stampato.
Per concludere con il montaggio, in Fig.06 e 07 il pannello anteriore
ed il pannello posteriore.
Fig.
06 il pannello anteriore
Fig.
07 il pannello posteriore
All'accensione
si attiva per circa 1 secondo il led della protezione: è
perfettamente normale, il “soft start” protegge gli
altoparlanti fino a che le tensioni di alimentazione si sono
stabilizzate.
Funzionamento
Premetto che non ho effettuato molte misure su questi amplificatori: ho
solo misurato la potenza di uscita senza pretese di elevatissima
precisione.
D'altra parte questo non è un sistema HiFi, è destinato a
tutt'altro uso, e chi mi legge sa che non sono un fanatico del quarto
decimale dopo la virgola: sono dell'opinione che si debba cercare solo
la precisione adeguata allo scopo che si persegue.
Quindi ho misurato la potenza di uscita collegando un generatore di
segnale sinusoidale all'ingresso, una resistenza da 8 ohm (di potenza
adeguata) all'uscita e controllando all'oscilloscopio la tensione
efficace al primo accenno di clipping; il mio oscilloscopio mostra sia
la tensione efficace che la tensione di picco del segnale.
Il clipping è stato rilevato “a vista”, quindi la
misura non è certamente molto precisa, ma sufficiente per
rilevare il clipping con una approssimazione di 0,5 V.
Ho effettuato la misura con la tensione di uscita dell'alimentatore
come consegnato, quindi ± 58 V; l'alimentatore potrebbe essere
regolato per fornire in uscita fino a ± 61V.
La tensione di uscita misurata nelle condizioni definite prima è
di circa 38 V RMS, che corrispondono a 180 W (su 8 ohm); a 10 kHz la
tensione di uscita massima è risultata 36 V RMS; sottolineo che
sto parlando di potenza massima, non di linearità della risposta
in frequenza (che non ho misurato).
Non ho effettuato prove con carico di 4 ohm.
Secondo la documentazione è in grado di fornire 400 W su 4 ohm e
600 su 2 ohm: a 2 ohm intervengono le protezioni prima del clipping e
la potenza dipende dall'alimentatore; un SPS80 può alimentatre
due moduli con uscita totale di 800 W, quindi con carico di 4 ohm, ma
non può alimentare due moduli che forniscano 600 W cadauno.
Il funzionamento a ponte è come da manuale, basta spostare la
levetta del commutatore sul pannello posteriore in posizione
“brd” e connettere l'altoparlante allo speak-on centrale.
A titolo di informazione, il carico fittizio che uso, di potenza
“adeguata”, si è rivelato di potenza non adeguata
nel funzionamento a ponte: dopo alcuni minuti a potenza massima (circa
760 W, l'alimentatore tiene perfettamente) ha cominciato a fumare;
d'altra parte non avevo mai pensato di costruire amplificatori di
questa potenza.
Il suono è di buona qualità: l'ho collegato alle mie
casse per basso, 12”+TW, chiusa e 10” reflex, e devo dire
che sono rimasto soddisfatto: non ha la dolcezza del valvolare con la
cassa chiusa, ma pilota in modo egregio il 10” senza farmi
rimpiangere il finale del Li'l Amp (ho usato il pre del Li'l Amp per
pilotarlo, dall'uscita DI bilanciata) per la qualità del suono e
ovviamente con un sacco di grinta in più.
Anche l'uso con diffusori musicali dà un risultato discreto,
molta grinta, un po' freddo; per un Sistema PA dove conta la potenza,
la qualità è veramente più che adeguata.
L'amplificatore completo pesa 3,5 kg.
Nota finale: ho trovato in rete chi usa questi moduli per HiFi: non mi
pare sia la loro destinazione; per PA, per amplificatori per
sub-woofer, per amplificatori per strumenti musicali sono ottimi.
|
|
|
|