Fermat: Amplificatore di linea Push Pull

(cliccare sulle immagini per ingrandire)

Premessa

Questo progetto è la realizzazione con componenti moderni di una topologia sviluppata all'inizio del 1900 (fa un certo effetto dire: all'inizio del secolo scorso) dagli ingegneri della Western Electric.

Siamo nel 2007 e la valvola compie 100 anni: il primo prototipo venne realizzato da Lee De Forest nel 1907 e ingegnerizzato e prodotto industrialmente da WE, in pochi anni gli ingegneri ed i progettisti della WE analizzarono e misero a punto le topologie base che avrebbero determinato il futuro del tubo a vuoto.
Non erano topologie banali; le tecnologie di allora erano rudimentali, mentre le esigenze da soddisfare erano  pesanti: erano gli anni della diffusione delle linee telefoniche a lunga distanza e subito dopo della diffusione della radio e ciò che non poteva fare la tecnologia doveva essere realizzato necessariamente con un circuito “intelligente” e performante.
Suggerisco a chi non l'avesse letto di rivedere quell'articolo e soprattutto di fare qualche ricerca in rete sul nome “Western Electric”, è un pezzo della nostra storia.

Line Amp

Filosofia di progetto

Qualcuno si chiederà che senso ha, al di là della esercitazione accademica, riproporre una topologia nata 80 anni fa e per giunta complessa e costosa.
Perché un amplificatore di tensione push pull a trasformatori in un'epoca di imperanti monotriodi con catodo a massa, resistenza di placca ed accoppiamento RC nella più pura filosofia di progetto “less is better”?
Dipende dagli obiettivi che uno si pone: sono anch'io d'accordo che semplice è meglio, ma anche che, come diceva Einstein, “fallo più semplice che puoi, ma non di più”; ecco, ho l'impressione che oggi spesso la semplicità sia fatta passare per efficacia, a tutti i costi.
Il monotriodo è semplice, quindi “deve” suonare meglio, poi se uno ci prova e non si accontenta perché richiede prestazioni particolari scopre che è concettualmente semplice ma praticamente non tanto e ci sono molte considerazioni da fare per farlo suonare veramente bene.

Quindi, perché un push pull a trasformatori?
Questo è un amplificatore di linea non dedicato esclusivamente all'HiFi, deve avere ingressi diversi e deve alimentare uscite diverse, con carichi piuttosto pesanti, dai 10k della scheda audio che uso per registrare su computer, ad una linea standard bilanciata a 600 ohm.
La funzione di un amplificatore di linea è quella di selezionare vari ingressi e trasmettere il segnale amplificato o attenuato (il controllo di livello è fondamentale) a qualche cos'altro: il segnale, a parte l'amplificazione o l'attenuazione, non deve subire altre trasformazioni in quanto verrà ulteriormente amplificato, miscelato e quant'altro.
Deve in altre parole avere la distorsione più bassa possibile, in assoluto: a mio parere per un amplificatore “intermedio” il concetto del decadimento armonico non si applica assolutamente, perché qualsiasi distorsione prodotta verrà ulteriormente amplificata e quindi necessariamente distorta dagli stadi seguenti, in modo non prevedibile in quanto lo stadio seguente non è predefinito.
In un amplificatore per uso generale (cioè non vincolato ad uno specifico ed unico stadio successivo) la teoria dell'eliminazione armonica non si può proprio applicare.
Se poi lo stadio successivo è un ADC ciò è ancora più vero.  

L'interfaccia a trasformatore è ulteriormente giustificata dal fatto che sia gli ingressi (nel caso concreto almeno uno) sia la linea di uscita sono linee bilanciate, il cui scopo è di ridurre al minimo il rumore di modo comune, cioè il rumore raccolto dal cavo o generato dalle correnti disperse che fluiscono lungo la massa del cavo.
Il modo più efficace per ottenere un'alta reiezione è proprio quello di usare un trasformatore (vale sia per gli ingressi che per le uscite), qualsiasi altro sistema introduce uno sbilanciamento, solo un trasformatore garantisce il bilanciamento assoluto.

Line ampPer una trattazione completa di questo argomento vi invito a consultare le Application Notes di Jensen Transformers (www.jensentransformers.com).

Lo stadio di ingresso a trasformatore obbedisce a due requisiti: il primo è quello della reiezione del rumore di modo comune, che nella maggior parte dei casi di sorgenti di un sistema HiFi domestico è un plus non molto rilevante dato che le sorgenti sono collegate con un cavo molto breve ma diviene fondamentale quando si usa l'input bilanciato  magari perché vi è collegato un amplificatore microfonico collocato vicino ai microfoni e non all'amplificatore, il secondo è di evitare l'uso di potenziometri: i potenziometri scadenti sono una fonte di rumore e di noie con l'invecchiamento, i potenziometri di alta qualità, o i commutatori con resistenze calibrate alla fine costano non meno di un buon trasformatore (vedi DACT, solo per fare un esempio), e a mio parere (ma qui ovviamente entriamo nel campo dell'opinabile) suonano peggio.
Queste sono le ragioni che per questo progetto ho scelto questa topologia.
Ovviamente tutto questo sarebbe inutile se la valvola utilizzata non fosse all'altezza, di qui la scelta della valvola, il doppio triodo ECC99.

line ampE' una valvola robusta, in grado di erogare correnti generose (non dimentichiamo il carico di 600 ohm), estremamente lineare (risulta avere una distorsione di terza armonica quasi inesistente, a differenza ad esempio della 6DJ8 o ECC88 che dir si voglia) e con il guadagno giusto per un amplificatore di linea in questa configurazione; per un guadagno minore la scelta sarebbe caduta sulla 6H30.
Sono tutte valvole nuove, di produzione corrente, la 6H30 beneficia della destinazione militare, ulteriore garanzia di qualità.

L'uso delle esoteriche NOS a mio parere non è giustificato né dal costo (non che la ECC99 o la 6H30 costino poco, ma nulla di paragonabile ai prezzi di affezione che si vedono in giro per alcune NOS) né dalla reperibilità: chi mi assicura che qualora dovessi sostituirne una la ritroverei?

Trovo poco serio proporre progetti, o peggio prodotti, a prezzo non proprio di liquidazione, di cui non si possa garantire la manutenzione.
A parte il fatto che nulla mi garantisce la qualità delle NOS: posso fidarmi di un tubetto di vetro rimasto in magazzino (quando va bene, perché magari è anche stato trasportato varie volte) per 20 o 30 anni?



Lo schema elettrico

Lo schema elettrico è rappreasentato a fianco.schematic


E' concettualmente semplice, analizziamo separatamente i vari stadi.


Il circuito di ingresso

Il circuito di ingresso è costituito da un selettore e da un trasformatore che svolge anche la funzione di controllo di volume.
input switchIl selettore è realizzato mediante commutatori a relais; come si vede dal circuito entrambi i poli del segnale  sono commutati: in questo modo una sola sorgente alla volta è elettricamente collegata all'amplificatore, ciò riduce la possibilità di loop di massa e permette di collegare anche connettori per linee bilanciate senza collegare a massa uno dei capi.

Nel mio caso specifico ho un solo connettore XLR, montato frontalmente per flessibilità, e collegato in parallelo ad un RCA (però non possono essere usati in parallelo: o si collega il connettore RCA o il XLR), mentre gli altri sono RCA in quanto destinati all'uso con sorgenti HiFi standard e sono normalmente montati sul pannello posteriore.
Un commutatore “ground lift” consente di collegare a massa il polo freddo del primario del trasformatore di ingresso o tenerlo “sollevato”: permette di ottenere un isolamento galvanico dell'ingresso che può essere utile per ridurre l'eventuale rumore di fondo.
Il connettore XLR è dotato del suo “ground lift” che collega a massa la calza del cavo: nel caso di uso della linea bilanciata il “ground lift” che collega a massa il primario del trasformatore deve essere off.

Il trasformatore di ingresso è un Sowter 9335: ha un secondario a 27 posizioni con livello variabile a scatti di 2 dB e rapporto di trasformazione 1:1 sulla posizione a 0 dB.
SwitchHo utilizzato un commutatore a 24 posizioni perché è praticamente impossibile trovarne a 26 posizioni; quello che vedete nelle immagini è un eccellente Alps a 4 vie che avevo disponibile, cui ho collegato le vie in parallelo due a due.
Ho dovuto pertanto rinunciare a sfruttare tre posizioni di guadagno del trasformatore: dato che il guadagno della valvola è sufficiente ho optato per perdere lo step a 0 dB, lo step a – 4 dB e lo step a -50 dB.
Questa scelta è la più valida per me, date le caratteristiche dei dispositivi che debbo collegare in ingresso ed in uscita, ma ovviamente qualsiasi altra scelta è altrettanto valida.




Lo stadio di amplificazione

Come dicevo, è basato sulla ECC99 ed il circuito è esattamente quello proposto nella simulazione dell'articolo “L'alba” quindi un push pull con catodi in comune e resistenza di catodo non disaccoppiata.
Il punto centrale degli ingressi, avendo un trasformatore di ingresso con un solo secondario, viene realizzato con un partitore di resistenze il cui nodo centrale costituisce il punto neutro; detto punto neutro viene collegato al punto comune dei catodi con un condensatore (massa di segnale) ed alla massa elettrica con una resistenza per dare alle valvole il riferimento della polarizzazione (massa di alimentazione).wiring
Il punto centrale delle resistenze da 22 kohm non ha segnale essendo applicati ai due capi del partitore segnali uguali ma con fase opposta, il punto di unione dei catodi non ha segnale in quanto le due valvole sono in push pull in classe A profonda (la corrente anodica è 14 mA per triodo) quindi la somma istantanea delle correnti anodiche è costante e quindi il segnale alternato è nullo.
Questo è vero nel mondo ideale dei componenti perfetti; nel mondo reale né le resistenze né le valvole sono perfettamente uguali, quindi in entrambi i punti c'è un piccolo segnale, dovuto esclusivamente alle tolleranze dei componenti.
Il condensatore che collega questi due punti serve a compensare queste tolleranze collegando per il segnale alternato i due punti in questione: è quella che ho definito la massa di segnale, che coincide con il punto di unione dei catodi.
Proprio per compensare le tolleranze costruttive delle valvole nel circuito reale può essere presente una resistenza di basso valore (pochi ohm) in serie ad uno dei catodi e che serve ad equilibrare le correnti di riposo dei due triodi.
La resistenza non è indicata nel circuito in quanto non è necessariamente presente: nel mio esemplare c'è una sola resistenza da 2,2 ohm su un catodo di una sola delle due ECC99, l'altra è perfettamente bilanciata senza bisogno di aggiustamenti; è evidente che le tolleranze costruttive dei due triodi nello stesso bulbo sono veramente ridotte.
Per il resto il circuito è semplicissimo, non ho messo le resistenze grid stopper dato il basso guadagno totale e non ho riscontrato all'oscilloscopio alcuna tendenza all'autooscillazione.

Il circuito di uscita

E' costituito dal trasformatore, un Sowter 9041, e dal commutatore selettore delle uscite.
Il trasformatore di uscita ha prestazioni eccellenti (circa 120 kHz di banda con distorsione propria trascurabile) ma mantiene queste prestazioni solo se le correnti nei due rami differiscono di meno di 0,5 mA: è pertanto indispensabile che le correnti anodiche siano equilibrate al meglio, la procedura di taratura è descritta nel paragrafo dedicato.
In alternativa il modello 9900 ammette uno sbilanciamento fino a 5 mA, con un ingombro ed un costo molto maggiori.
Il trasformatore è un dispositivo per push pull con rapporto spire pari ad 1:5 per una impedenza di carico fino a 600 ohm e segnale massimo di uscita di 11 Veff per distorsione inferiore allo 0,5 % (a livelli normali, dell'ordine di 1 o 2 Veff la distorsione è di almeno un ordine di grandezza inferiore).
Il selettore delle uscite commuta fra l'uscita RCA (sbilanciata) e l'uscita XLR (bilanciata), ciascuna con il suo commutatore “ground lift”.
Questo per poter lasciare perennemente collegate le linee di tipo diverso, che però debbono essere usate in alternativa.
Nel trasformatore è presente un ulteriore secondario con rapporto 1:10, non indicato in circuito, che può essere lasciato scollegato, è previsto per una eventuale controreazione ed io l'ho utilizzato per avere una ulteriore uscita a basso livello e bassa impedenza.

L'alimentazione

La classica alimentazione con valvola rettificatrice a due semionde e filtro ad ingresso induttivo a due stadi.
Non mi dilungo ulteriormente sulle virtù del filtro ad ingresso induttivo, che richiede solo una induttanza ad alto isolamento (le normali induttanze per filtri capacitivi non sono adatte), anch'essa fornita da Sowter, numero di catalogo 8970; la seconda induttanza è un normale componente per filtri capacitivi.
La valvola è la 5Y3 che presenta una eccellente caratteristica di rumore di commutazione (forse la migliore in assoluto) ed è adatta a basse tensioni e correnti.
Il suo unico difetto è che, essendo a riscaldamento diretto, deve funzionare in posizione verticale.
I filamenti sono alimentati in alternata, trattandosi di un amplificatore di linea non è necessario alimentarli in continua, sollevati a circa 20 V da massa, il che riduce il rumore di fondo ed aumenta l'affidabilità delle valvole (è interessante il grafico tratto dall'eccellente libro di Robert "Bud" Tomer, Getting the Most out of Vacuum Tubes).

La costruzione

Il telaio è secondo la mia abitudine costruito con profilati di alluminio avvitati, il trasformatore di alimentazione contribuisce alla solidità dell'insieme.
Il fondo è in alluminio, forato in corrispondenza delle valvole, il coperchio in acciaio con grata di areazione; come sapete non mi piacciono le valvole a vista, ed a parte l'estetica sono anche pericolose.
La filatura è punto a punto su strisce di connettori, il circuito è per altro semplicissimo.Input transformer
La parte che richiede una attenzione assoluta è la saldatura dei reofori dei trasformatori di ingresso al commutatore; assieme ai trasformatori viene fornito comunque un chiarissimo schema di montaggio.
I trasformatori di ingresso non hanno fori filettati per il fissaggio, è quindi necessario costruire una fascia metallica di fissaggio che sia meccanicamente solida e colleghi a massa l'involucro esterno (in acciaio fresato); è possibile che fascette metalliche per il fissaggio di elettrolitici possano andare bene, se le trovate sufficientemente robuste e del diametro adatto, circa 46 mm.
Per fissare i trasformatori di ingresso e di uscita usate viti in ottone ed un cacciavite non magnetizzato.
I condensatori dell'alimentazione sono montati su basetta millefori, la massa è stellare, ulteriore precauzione dopo la separazione della massa di segnale dalla massa di alimentazione.
Il telaio è collegato alla terra, assolutamente indispensabile dato che il telaio è metallico.


Messa a punto

L'unica messa a punto da effettuare è il bilanciamento delle correnti dei triodi di ogni push pull.
E' l'unica parte laboriosa della realizzazione; laboriosa anche se concettualmente semplice, ed ecco perché.
Come abbiamo detto, le correnti nei due rami dei trasformatori di uscita debbono differire di meno di 0,5 mA per non causare una magnetizzazione del nucleo in grado di degradare pesantemente le prestazioni.
Questo bilanciamento deve essere in atto dal primo istante in cui si alimenta il circuito in quanto bastano pochi  secondi per causare il guaio.
Pertanto il bilanciamento delle correnti deve essere effettuato prima di collegare i trasformatori e dopo aver accuratamente rodato le valvole: durante le prime ore di funzionamento la corrente anodica varia anche del 10% e, dato che la corrente di riposo è fissata a 14 mA la variazione può essere più che sufficiente a danneggiare il trasformatore (intendiamoci, non è un danno permanente, esiste una apposita procedura di smagnetizzazione, ma è più laboriosa della procedura di allineamento che sto descrivendo).
rectifier tempUlteriore inghippo: l'allineamento deve essere effettuato con il telaio capovolto, ma la 5Y3 non gradisce tale modo di operare.
Pertanto tutta la procedura di allineamento si esegue sostituendo alla 5Y3 il circuito a stato solido a fianco, un rettificatore a doppia semionda costituito da diodi 1N4007 in serie con resistenze (a filo da 330 ohm 5W) per simulare il funzionamento di un tubo a vuoto.
Diodi e resistenze sono montati su una basetta accuratamente isolata e dotata di cavetti per il collegamento volante ma sicuro (ci sono centinaia di volt in ballo).
La prima operazione è collegare il rettificatore provvisorio al posto della 5Y3, non collegare i trasformatori di uscita, collegare i quattro anodi all'alimentazione anodica, i catodi direttamente alle relative resistenze catodiche (quelle da 180 ohm)  e procedere al rodaggio delle valvole.
Per sicurezza controllare che la corrente anodica totale sia attorno ai 55 – 65 mA e che le tensioni siano corrette.
Lasciare il tutto sotto tensione per circa 48 ore, meglio se non continuative: durante la prima ora di funzionamento vedrete l'ago del milliamperometro (se come me usate uno strumento analogico) muoversi un po', per poi stabilizzarsi.
Ora siamo pronti per procedere al bilanciamento, che si effettua un valvola per volta.
Non ho usato trimmer perché non sono favorevole all'uso di trimmer nel caso debbano sopportare correnti elevate (15 mA a mio parere è una corrente elevata per un trimmer) e non credo esistano trimmer da 5 o 10 ohm. 

Ho quindi realizzato su una basetta millefori il dispositivo a fianco,resistor temp costituito da un nodo, che si collega alla resistenza di catodo delle due semivalvole, da cui si dipartono due rami composti da resistenze di basso valore (da 1, 2,2, 4,7 ohm) in serie e ciascuna cortocircuitata da un ponticello; le due estremità dei rami si collegano ai catodi delle semivalvole.

Si collegano quindi due milliamperometri in serie agli anodi dei triodi (attenzione: gli strumenti sono collegati all'alta tensione, debbono essere posti su un piano isolato e dovete essere assolutamente sicuri che i cavetti siano in condizioni impeccabili e che i collegamenti provvisori siano comunque sicuri).
E' opportuno verificare prima che attorno ai 15 mA i due milliamperometri segnino lo stesso valore: ciò si ottiene mettendoli in serie e misurando una corrente nota; eventualmente aggiustare uno dei due fino a che entrambi segnino lo stesso valore.

Se vi spaventa l'idea di toccare le tarature di uno strumento (è oggettivamente più semplice da fare su uno strumento analogico) tenete conto che ogni misura è affetta da errore, che su questi errori è stata costruita una teoria, che ogni strumento ha una tolleranza che dipende dalla classe dello strumento stesso (in parole molto terra terra dal costo), che comunque non si deve confondere la precisione con il numero di cifre, che comunque in ambito professionale gli strumenti debbono essere sottoposti a verifica e taratura periodicamente.

Nel nostro caso, dato che certamente i due strumenti in serie non daranno esattamente lo stesso valore e soprattutto non ci danno comunque il valore esatto della corrente, che nel mondo reale non è dato conoscere, ciò che ci interessa è che indichino un valore simile entro pochi punti percentuali (cioè una differenza non apprezzabile ad occhio su strumenti analogici o nulla su strumenti digitali)  al valore di corrente che ci interessa misurare.

Possiamo anche mettere la questione in questi termini: la corrente che scorre in due milliamperometri in serie è sicuramente la stessa ma non possiamo conoscerne il valore esatto, che nessuno dei due strumenti ci può dare; possiamo solo essere certi che uno dei due indica un valore che è più vicino al vero, ma non sappiamo quale.

Quindi modificando uno dei due abbiamo il 50% di probabilità di tarare meglio quello “peggiore” (se siamo ottimisti, mentre se siamo pessimisti possiamo pensare che abbiamo il 50% di probabilità di starare quello migliore: è solo questione di punti di vista).

Fatta questa operazione, con qualsiasi strumento siamo certi che una differenza di 0,5 mA su un valore di 14 mA sulla scala 50 mA è apprezzabile ad occhio nudo (non misurabile con una precisione di qualche percento, ma sicuramente apprezzabile).

Con l'amplificatore alimentato si controllano ora le correnti anodiche e si inserisce un resistenza in serie al catodo del triodo che conduce di più, semplicemente tagliando il ponticello che cortocircuita una delle resistenze dal lato di quel triodo: in un paio di tentativi dovreste riuscire ad individuare il valore di resistenza che equilibra le correnti.

Come già detto nel mio caso una delle due ECC99 non ha richiesto alcuna compensazione, l'altra una resistenza da 2,2 ohm.

Fatta (e verificata un paio di volte) questa operazione si possono collegare definitivamente i trasformatori di uscita agli anodi dei triodi, collegare la resistenza necessaria sul catodo del triodo individuato, scollegare il rettificatore provvisorio, chiudere la parte inferiore del telaio, rimettere il tutto con i piedi per terra e inserire la 5Y3 nello zoccolo.




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