 |
MOJAVE -
Amplificatore per chitarra - 300W
|
 |
Questo amplificatore
e' nato per far contento un amico chitarrista (rock). Un amplificatore
per chitarra da 300W deve suonare per ore di seguito a potenza elevata,
al limite del clipping (magari oltre), deve avere impedenze di uscita
selezionabili, deve essere robusto e trasportabile (per quanto
pu˜ esserlo un oggettino da 40 Kg!), deve erogare potenza su
carichi difficili, deve avere controlli di tono (tipo
Fender/Marshall/Vox), esaltazione dei bassi e degli acuti, ed inoltre
ingressi ad alta e bassa sensibilitˆ, una uscita bilanciata,
un comando di stand-by).
Uno dei requisiti specifici per questo progetto e' stato quello di
essere adatto sia alla chitarra basso (anche a 5 corde: frequenza
minima 25 Hz) sia alla chitarra lead (buona resa sui medi acuti ed
anche sulla voce).
Per conciliare buona resa sui bassi (potenza, punch e controllo) con
l'estensione in frequenza e la necessaria robustezza l'unica soluzione
e' non lesinare sul trasformatore di uscita e sull'alimentazione:
chiunque abbia un minimo di esperienza nel settore sa che questi sono i
punti deboli della maggior parte degli amplificatori per chitarra, per
contenere sia i costi che il peso.
Il circuito non ha nulla di esoterico o speciale: non c'e' nulla da
inventare in questo settore, e' solo questione di dimensionamento:
d'accordo con l'utente finale abbiamo deciso di non porci vincoli di
peso (quello che ci vuole ci vuole) e di costo (un paio di tubi in
piu', per non "tirarli per il collo" e brasarli in breve tempo).
|
L'Amplificatore
di Potenza
|
|
 |
300 W in massima
sicurezza significa partire da un trasformatore di uscita adeguato e
scegliere il resto (tubi e circuito) di conseguenza.
Per il trasformatore la scelta, dopo varie ricerche in rete, e' caduta
sul Sowter U072, un vero gioiello come realizzazione (si presta anche
ad una circuitazione ultralineare con prese al 40%, che in questo caso
non sono utilizzate) del peso di 9,8 Kg (per la resa sui bassi il peso
bruto e' importante: quanti amplificatori per chitarra hanno bassi
"sgonfi" e fangosi a causa di un trasformatore sottodimensionato).
E' dato per 400 W sopra i 40 Hz, con 5 coppie di 6550. Calcolando un
punto di lavoro opportuno, con 4 coppie di 6550 (o KT88 o KT90) 300 W
sono ottenuti in tranquillita', e dovrebbero essere disponibili da
circa 30 Hz.
In teoria sarebbero sufficienti 3 coppie di 6550 (il limite teorico e'
100 W per coppia, secondo tutte le specifiche tecniche), ma a mio
parere saremmo troppo in prossimita' dei limiti di dissipazione della
valvola per garantire una vita lunga e sicura, visto l'uso cui e'
destinato (non per nulla Sowter propone 5 coppie per 400 W).
|
 |
I connettori per gli
altoparlanti sono i Neutrik Speakon, gli unici a mio parere adatti ad
una potenza di 300 W.
Lo schema e' semplice, un Long Tail Splitter in configurazione
classica, con l'unico accorgimento di interporre un cathode follower
con 12BH7 (eccellente e robusta) per pilotare le 6550. Pilotare 4 6550
in parallelo con polarizzazione fissa non e' uno scherzo: secondo le
specifiche tecniche, la resistenza di fuga di griglia della 6550 con
polarizzazione fissa non deve eccedere i 50 Kohm: significa un carico
visto dallo sfasatore pari a 12,5 Kohm! (la capacita' per effetto
Miller invece, trattandosi di pentodi a fascio, non incide in modo
significativo).
|
 |
La compensazione e'
costituita dal condensatore da 47p fra le due placche (agli effetti
della c.a.) dello sfasatore: preferisco questa soluzione, basata su un
unico polo di compensazione, a quella costituita da un condensatore in
parallelo alla resistenza di controreazione (nel mio caso quella da
150k), perche' quest'ultima inietterebbe all'ingresso del finale tutta
la radiofrequenza captata dai cavi degli altoparlanti, e di
radiofrequenza in uno stage rock ce n'e' molta (i microfoni oggi sono
tutti a radiofrequenza). La sensibilitˆ dello stadio finale,
con la controreazione indicata (poca, circa 8 dB) e' di circa 4 Veff
per la massima potenza.
|
L'Unita'
di controllo
|
|
 |
Anche qui niente
fantasie, tutte soluzioni ampiamente sperimentate; come vedete somiglia
ai vari Marshall, Fender, Ampeg, d'altra parte non c'e' molto da
inventare sullo stadio a catodo comune.
Abbiamo un ingresso a basso livello ed uno ad alto livello, in cascata:
il secondo esclude il primo.
|
 |
A seguire i circuiti
di esaltazione dei bassi e degli acuti ed il controllo di guadagno.
Per il controllo di tono, indispensabile in un amplificatore per
chitarra, la scelta e' caduta sullo schema classico Marshall anzichŽ
sul Baxandall, perche' lavora in pratica solo in amplificazione ed
equalizza la risposta dei pick up.
|
 |
Unica chicca, se
cos“ si puo' chiamare, l'uscita bilanciata, realizzata
mediante un phase splitter di tipo "catodina" seguito da due cathode
follower piuttosto robusti (non dimenticate che questo tipo di uscita
in genere lavora su 600 ohm).
Ho scelto questo tipo di phase splitter in quanto, se ben isolato dal
carico e' quello che ha la maggior simmetria senza bisogno di messa a
punto, e la tensione richiesta in uscita non supera il paio di volts
rms.
|
L'Alimentazione
|
|
 |
L'alimentazione
invece e' un po' diversa dal normale, decisamente dimensionata senza
economia.
Come ho detto all'inizio, 300 W a 30 Hz per un tempo indefinito
richiedono una alimentazione molto robusta, e l'assorbimento di
corrente di un finale in classe AB, ampiamente variabile in funzione
del segnale richiede alcuni accorgimenti.
La necessitˆ di isolare lo stadio di controllo dalle
fluttuazioni di tensione causate dal finale e la realizzazione dello
stand-by senza rischi, viste le tensioni in gioco (500 V), mi ha
portato alla scelta di un trasformatore dedicato per tutti i filamenti
e per l'anodica del modulo di controllo, ed uno per le anodiche del
finale.
In questo modo lo stand-by stacca il trasformatore intero che alimenta
il finale, lasciando i filamenti accesi ed operando sul primario a
tensione di rete.
Non e' facile trovare interruttori con isolamento superiore a 300V.
|
 |
Nel finale ho
separato anche il secondario per gli stadi pilota dal secondario
dedicato esclusivamente alle 6550, per due motivi: un secondario
separato fornisce allo stadio pilota una alimentazione piu' costante
senza necessitˆ di stabilizzarla, inoltre il pilota e'
alimentato a tensione piu' bassa delle valvole finali, e c'e'
giˆ abbastanza calore nello chassis senza dissiparne
dell'altro con una resistenza.
I filtri pi-greco a induttanza e capacita' sulle alimentazioni anodiche
piu' critiche completano il quadro.
Il risultato e' costituito da circa 28 Kg di soli "ferri".
|
Messa
a punto
|
|
 |
La messa a punto
riguarda la polarizzazione dello stadio finale, che caratterizza il
suono.
Io ho scelto 18 mA per valvola, ottenendo un suono piuttosto "harsh",
d'accordo con l'utente, ma ovviamente e' solo questione di gusti. Si
puo' influire sul suono sia modificando la controreazione, sia
aumentando la corrente di riposo, basta non andare oltre i 35 - 40 mA,
per non abbreviare eccessivamente la vita utile delle valvole.
|
|
|
|